“La monticazione: alpeggi, malghe, casere”
Tema: la monticazione. Alpeggi, malghe, casere, nomi diversi di uomini e animali in cammino verso l’alpe, la monte. Pascoli alti, erbe profumate, campane che riempiono l’aria e il cuore.
Quest’anno le foto tratte per gentile concessione della Comunità Montana Centro Cadore editrice dei volume “Le attività pastorali nell’area ladina del Centro Cadore” di Jolanda Da Deppo riguardano la monticazione, le greggi e le malghe, la vita dei pastori, ta trasformazione del latte, la fienagione e l’accumulo del foraggio per l’inverno.
Cari soci, carissimi abitanti del Cadore, cari amici che frequentate queste montagne.
Anche per il 2004 il “Calendario Dodici passi verso il futuro” ci accompagnerà, mese dopo mese, con foto di un tempo per riflettere sul nostro presente e sul nostro futuro.
Quest’anno le foto tratte per gentile concessione della Comunità Montana Centro Cadore editrice dei volume “Le attività pastorali nell’area ladina del Centro Cadore” di Jolanda Da Deppo riguardano la monticazione, le greggi e le malghe, la vita dei pastori, ta trasformazione del latte, la fienagione e l’accumulo del foraggio per l’inverno. L’obiettivo è puntato sull’alpeggio, sul suo fascino e sulla sua utilità economica (le bestie mangiano nei pascoli e non svuotano i fienili) e di qualità per i prodotti che verranno lavorati burrro, formaggio e altri derivati che hanno un sapore “aggiunto” quando gli animali si cibano di erbe d’alta montagna. Quale significato ha tutto questo per il nostro presente e per il nostro domani?


Come al solito i significati sono molti. A cominciare dalla qualità dei prodotti, oggi riscoperta in molti ambiti, sia d’elite che, grazie alle nuove tendenze in campo di alimentazione, anche da un pubblico sempre più di uso che vuole mangiare, magari meno, ma meglio. La qualità dei prodotti, i metodi di lavorazione, la garanzia di assenza di trattamenti chimici viene ben pagata perché si comincia a riconoscere che la salute passa anche attraverso queste scelte di qualità. Non a caso contro gli OGM si sono schierate le principali organizzazioni dei coltivatori diretti, assieme a presidenti di regioni italiane che vogliono salvaguardare il buon nome” e la qualità dei propri prodotti. Insomma, almeno su questo, abbiamo dimostrato, come Italia, di essere lungimiranti. E che sia una scelta vincente lo dimostrano le sempre più numerose fiere e mostre dei prodotti naturali ed ecologici, sino al salone del gusto ed altre manifestazioni simili, tutte all insegna della qualità, del “naturale”, in primo luogo. Che sia un segno tangibile di un cambio di tendenza? Crediamo di sì. Assieme alle presenze sempre più numerose, e distribuite durante l’arco dell intero anno, nelle zone dove sono presenti riserve naturali e parchi. In poche parole: zone dove I ambiente viene conservato e proposto ai visitatori per la sua qualità e nelle sue diverse sfumature. In questa direzione un altro segnale positivo: nel 2003 si è svolto in Piemonte il primo incontro nazionale degli ecomusei: zone protette dalle comunità locali che vogliono “viverle”, guardando al passato, per costruirci il proprio futuro: nuove professioni, qualità della vita, delle relazioni, dei prodotti.


L’alpeggio, con il suo fascino e le sue fatiche, ci ripropone lo scandire delle stagioni e la cura per le cose, l’ambiente, i prodotti da confezionare. Ci induce a pensare che forse da questo “amore per le cose che si fanno” bisognerebbe ripartire, assieme alla consapevolezza del rispetto per un equilibrio naturale di cui noi siamo solo un piccolo pezzo di ingranaggio, potenti a un punto tale da comprometterne il funzionamento, ma non tanto potenti da determinare e controllare il futuro che abbiamo compromesso E la terribile situazione sullo stato del pianeta ne è la conferma.
Ripartire dall’ambiente dunque e da noi stessi come parte di esso. Un ambiente che abbiamo la fortuna, nella zona in cui vorremmo sorgesse il Parco del Cadore, di vedere ancora poco compromesso. Il nostro patrimonio, come qualcuno ha detto in passato, da tutelare e promuovere, per trarne gli interessi. Un patrimonio che, se sufficientemente tutelato – riconoscendone la vocazione con una apposita legge istitutiva – potrebbe essere più al sicuro rispetto a progetti deturpativi, per non dire assassini (pensiamo alla comprovata incidenza della leucemia) di elettrodotti ideati sulle nostre teste, o di autostrade proposte come ammodernamento e che poi si rivelerebbero, nei fatti, esproprienti di territori e di turisti, e portatrici di inquinamento e altre conseguenze negative.
Guardare avanti quindi facendo la scelta della qualità, della nicchia se necessario, delle presenze turistiche spalmate nell’arco dell’anno e non concentrate in pochi mesi, può essere il nostro futuro, anche economico, con nuove professioni, più qualità della vita e con una salute, per i residenti, certamente migliore. Altri Paesi dell’arco alpino, vicini a noi (Austria, Svizzera), non hanno scelto le autostrade e gli elettrodotti: hanno scelto la ferrovie, il miglioramento della viabilità con circonvallazione dei centri abitati, hanno favorito l’allevamento del bestiame, l’agricoltura di montagna, il turismo dolce, l’educazione ambientale (con, scuole, università, ecc.).
Pensare globalmente, agire localmente, è uno slogan caro al movimento ambientalista a coloro cioè che amano ragionare su un futuro possibile per le generazioni future. E localmente chiediamo scelte di qualità e cioè lungimiranza. Molte persone, ne siamo convinti, sono già coscienti di tutto questo. Ora tocca alla politica, a chi ci rappresenta nelle varie sedi istituzionali. Se non sapranno giocare questa importante carta di sviluppo e nuove opportunità le conseguenze ricadranno su tutti noi. Siamo già in forte ritardo Abbiamo già perso tanti treni (compresi molti finanziamenti regionali, statali e anche dell’Unione Europea) Sapremo, sapranno, recuperare il tempo perduto anche alla luce dell’attuale congiuntura economica dovuta, nella nostra zona, in particolare alla crisi dell’occhiale?


Il futuro lo scriviamo tutti assieme, residenti e non, persone che ci vivono (indipendentemente da dove sono nate) e persone che queste zone amano, ma non tutti abbiamo le stesso potere di incidere, di decidere. “E chi ha più potere – scrisse anni fa Silvano Petrosino, un docente universitario milanese – ha più dovere, responsabilità morale, non solo legale .
Tanti auguri, a tutti, di un sereno 2004.
Gruppo Promotore del Parco delle Marmarole, Antela,.Sorapiss – Parco del Cadore
Lunario del Doimilecuatro
Cara dente del Cadore,
coleghe che vegnì par ste crode e ste vai,
anche nte sto an nuou 2004 al lunario “Dodese mes vardando navante” ne menarà, mes daspò mes co le foto de na ota par teine pensò ntin sù al di de ncuoi e chel che vegnarà.


Le foto de chesto an le fa vede al monteà, i ciape de le fede e le casere, la vita che i fasea na ota i pastor, al laoro par trasformò al late e chel par fei al fien e par mete ia chel che serve par I inverno. Tante de ste foto le vien, par gentile concesion da I libro fato da Jolanda Da Deppo “Le attività pastorali nell’area ladina del Centro Cadore” stanpou da la Comunità Montana del Centro Cadore apede a I’Union Ladina del Cadore de Medo. Volon fei tornò la mente ndrio al monteà de na ota, a le so tradizion e al laurà par na economia leada a la nostra tera: al monteà servia a fei pascolò le vace nte la “monte”, parchè no le magne al fien che sarae serviù par i mes de I inverno e par fei butiro, formai, puina che i à an gusto pi bon se le bestie le magna erbe che crese su I auto.


Chè volo di chesto par al di ne ncuoi e par al nostro doman? Vo dì tante robe: a scominzià da i prodoti boi de na ota che stason da nuou zercando: ades senpre de pi dute va n zerca de chel che è nostran, bon, fato zenza dorò sostanze chimiche che può teine mal. E la nostra salute pasa anche par cheste robe bone de na ota e ades chel che noi saveone da senpre é anche chel che vo chi autre che vien ca n zerca de al nostro modo de magnò tradizional leoù a la natura.
E come che se zerca la roba pi genuina e fata secondo i guste de la tradizion, senpre de pi don dute a vede i parchi e le aree naturai. Par feila curta ades dute capise che se sta meo e se vive meo agno che se cura l’ambiente e che se fa da magnò dorando robe pi genuine come che era na ota. Ntel al 2003 n Piemonte é stou la prima adunanza de dute i “ecomusei” de I Italia: é aree protete da la zente del posto che vo vive vardando ndavoi ma pensando a nuove profesion, a na cualità de vita meo da chela del dì de ncuoi.
Al monteà co le so fadie ma anche al so ncantesimo, ne fa vede le stagion che va e la cura par dute le robe che avon ntorno, al nostro ambiente, chel che crese nte i nostre cianpe, al nostro modo de fei da magnò. Duto chesto ne fa pensò che dovon proprio partì da nuou co Tamor par le robe che se fei” e co la cosienza che dovon respetà la natura parchè al nostro anbiente ne faze vive meo. Par chesto penson che anche ca da noi abie da nase an parco che se ciamarà de I Cadore e penson che chesta scelta sea meo de chela de costruì autostrade che ne farà pasa la dente sora la testa par spostase e dì da autre parte. Vardà navante par costruì an futuro de vilegiante che vegne duto l’an e no solo par calche mes, ma anche par na cualità de vita meo.
Dovon pensò che autre stati de le Alpi (Austria e Svizera) à belo deciso de no costruì pi autostrade e dei fei eletrodoti, ma sta zercando de fei dorò par la dente e par le merci la ferovia, de fei circonvalazion che sauté i paesi, de fei na politica che favorise i laore de na ota: al laurà par i cianpe, tegnì vace e fede, zercà de promuove an turismo nuou che va n zerca de la natura e che vo cognosela meo.


Pensò “global” e fei “locai” é algo che piase tanto a i ambientaliste, a chi che vò pensò a un futuro che sea meo par chi che vegnarà daspò de noi. E cà domandon de pensò par chesto futuro ai politici che i à da vardà navante par zercà nuove oportunità par al nostro vive. Avon perdesto oramai tante trene (chi che podea teine avé finanziamenti da la region, da lo Stato e da I Europa). Ades dovon pensò a algo de nuou anche parchè I economia che aveone leada a I industria de I ocial la è n crisi e dovon inventase autro par dà n futuro ai nostre fioi. E al futuro lo costruison dute nsieme, chi che vive ca e chi che vien da fora e chi che vien ca narché i piase ste nostre vai: dute podon fei algo e decide meo. .
E chi che può comandò – à scrivesto calche an fa Silvano Petrosino, an profesor de I Università de Milan – al à da fei algo par resposabilità moral, no solo legai”.
Tante auguri a dute de n bon 2004
Gruppo Promotore del Parco delle Marmarole, Antelao, Sorapiss – Parco del Cadore
Union Ladina del Cadore de Medo