“Dalla guerra un monito. Costruite la pace!”

“Da la guera ne vìen n avertimento: costruì la pas!”

Tema: dalla guerra un monito: costruiamo la pace! In una terra che ha ancora trincee, forti, e che ritrova elmi nella terra e nelle soffitte, la memoria è monito: i forti, a volte risistemati con cura, sono testimonianza per non ripetere derive pericolose.

Dall’archivio di Giovanni De Donà Zeccone, che ringraziamo, le tredici immagini per l’edizione del 2003. Anche quest’anno non è stata una scelta casuale. La guerra, le guerre, ci toccano da vicino e sono più che mai una quotidianità con cui è difficile convivere. Nello stesso tempo ci sentiamo spesso impotenti e, perché no, anche impreparati, ad affrontare temi così grandi ma, lo ripetiamo, cosi vicini alla storia di tutti noi.

Cari soci, cari abitanti del Cadore, cari ospiti che frequentate queste montagne,

anche per il 2003 il calendario “Dodici passi verso il futuro” ci accompagnerà nel tentativo di guardare al passato per trarne insegnamenti per costruire un futuro migliore, per tutti. Quest anno la nostra scelta, nel cercare le foto di un tempo che fu” è caduta sulla guerra e abbiamo potuto prelevare dall’archivio di Giovanni De Donà Zeccone, che ringraziamo, le tredici immagini per l’edizione del 2003. Anche quest’anno non è stata una scelta casuale. La guerra, le guerre, ci toccano da vicino e sono più che mai una quotidianità con cui è difficile convivere. Nello stesso tempo ci sentiamo spesso impotenti e, perché no, anche impreparati, ad affrontare temi così grandi ma, lo ripetiamo, cosi vicini alla storia di tutti noi.

La guerra, ce I hanno insegnato i conflitti che hanno avuto per teatro le nostre montagne, porta morte, sofferenza, lacerazione. La guerra alimenta odio e rancore. La guerra lascia le popolazioni, tutte, in ginocchio. Oggi molte guerre si fanno sulle nostre teste, in tutti I sensi. Ma sono guerre, come tutte le guerre, che hanno “ragione” di esistere solo per rispondere agli interessi di pochi a scapito della vita dei più. Guerre conosciute e guerre dimenticate. Mentre chi le indice, chi le fomenta, chi le sostiene (anche “solo” producendo armi) include nei programmi elettorali false parole di pace. Una pace che è negata ogni giorno da ventisei guerre! Negli ultimi vent’anni sono stati nove milioni i morti e la maggior parte di loro erano dei civili.

Ma le conseguenze delle guerre si vedono anche negli anni a venire. E le possiamo leggere, a volte, sui volti di molti immigrati che giungono da noi in cerca di lavoro: paura, incertezza, smarrimento, e tanta voglia di vivere, nonostante tutto il bagaglio del proprio passato, col quale dovranno fare i conti per la vita intera. La guerra annulla i diritti umani. La guerra distrugge intere generazioni. E a chi rimane non resta, il più delle volte, che la scelta di emigrare, per cercare un futuro per se stesso e per chi ha lasciato in patria, magari anziano, malato, senza forza per partire. Quanta della nostra gente ha dovuto “fare fagotto” dopo la guerra per cercare, a volte lontano, molto lontano, un lavoro per sfamare la propria famiglia?

Non dimentichiamolo, mai. Chi di noi ha vissuto la guerra ha visto, e ci racconta, come sia facile oltrepassare i limiti del diritto e dell’amore. Ma sono ormai pochi coloro che sanno leggere, nei monumenti ai caduti, il vero peso di quella perdita e il vero dolore che genera la guerra.
Oggi per molti di noi la morte, la guerra – ci dicono gli esperti – è vissuta come un evento virtuale, lontano: il soldatino cade, ma poi si rialza e il gioco ricomincia…

Ma la guerra, quella vera, non lascia che le persone si rialzino. La guerra di oggi, poi, mina i territori di bombe anti-uomo, dai quali la gente, o fugge, o sarà nuovamente colpita, negli anni, a morte. E quando si agisce con violenza, la risposta non sarà altro che altra violenza. E la storia l’ha dimostrato. Guerra tra uomini e, non dimentichiamolo, anche tra uomini e ambiente. Al nostro patrimonio, alla nostra Madre Terra, stiamo facendo violenze inaudite: la imbrattiamo, la deprediamo, la violiamo quotidianamente. Senza limite, appunto, come in guerra. E la risposta, purtroppo non tarderà a venire. Anche se a ben guardare, le risposte sono da tempo sotto i nostri occhi: l’acqua sta scarseggiando; milioni di persone non hanno l’acqua potabile e per averla si iniziano le guerre; l’aria è talmente sporcata che un’alta percentuale di tumori è da attribuire all’inquinamento atmosferico, e potremmo continuare con centinaia di esempi.

Che fare? Con questo calendario, con questa riflessione, vogliamo proporvi di nuovo, come sempre, il Progetto del Parco, un Parco da vivere, un Parco per sperimentare armonia tra uomini e ambiente naturale. Un Parco-laboratorio che non può essere avulso da quanto lo circonda; e chi sostiene che i parchi, oggi, siano estranei al contesto in cui sono inseriti o è in malafede o è disinformato. I parchi, dove si possono ancora fare, sono un’occasione per tutti per progredire costruendo futuro vero futuro possibile, per tutti. Le zone che hanno investito sull’ambiente naturale si stanno ripopolando. Le altre, quelle utilizzate per seguire le mode del guadagno facile, sono irrimediabilmente ferite nel paesaggio, nell’assetto idrogeologico, nell’equilibrio ecologico, nel tessuto sociale e cosi via. Oggi, cogliere questa sfida, è ancora possibile. Ma dobbiamo farlo assieme, con un po’ di coraggio personale e soprattutto con un po di coraggio politico.

Tanti auguri, a tutti, di un sereno 2003.
Gruppo Promotore del Parco delle Marmarole, Antelao.Sorapiss Parco del Cadore

Da la guera ne vìen n avertimento: costruì la pas!

Care Soce. care Cadorìns, care ospite che vegnì a visitò ste montagne.

anche pai 2003 al lunario Dodese pas nvers al futuro” ne scordarà par zercà de ricavò da la storia pasada n indirizo par parecià un bon avenir, che I sea de sodisfazion par dute.
Stan, avon scielto le fotografie “del tenpo pasòu” che se riferise a la guera e avon podesto tirò fora da la racolta de Gioanì De Donò Zecone, che ringrazion tanto, le tredese figure par la stanpa de sto calendario Anche sta ota no avon scielto a caso. La guera, le guere, le ne tocia davesin e ne rende dìfìzile e tristo I vive de ogni dì. D autra parte sienton despes che no podon fei nuia e sienton anche de no ese pareciade par fei fronte a robe così grande, ma, tornon a dì, così visine nte la storia de noi dute.

La guera, ne à nsegnòu le lote che se à fato su le nostre montagne, porta morte, dolori, strazie. La guera fa crese i odie e i triste sentimente. La guera bete dute n donoio. Al dì de nquói le guere i le fa su le nostre teste. Chi che le fa i dis le so “resón”, che è squasi senpre chele de poce che vo fei I so ntarès zenza respetà la vita de tante. Tante ote le guere vien cognoseste, tante ote desmenteade. Ma chi che le bete a dì, chi che le sostien (anche “solo” col fabricà arme), quanche i fa le propagande par le elezion i dis false parole de pas. Na pas che é negada ogni dì da vintisìé guere! Nti sti ultime vinti ane i morte é stade nove milioi e pi che autro de zivili.

Le conseguenze de le guere se le vede anche daspò. E podon liedele, calche ota, sule fisonomie dei imigrade che rua ca n zerca de laoro: paura, nsicureza, poco coragio e tanta voia de vive, anche se i à pasòu n grumo de pene, e che i se le portarà davòi par duta la vita. La guera no tien conto dei diriti dele persone e la distruge ntiere generazion. Chi che resta i é costrete a emigrò par di n zerca de n tòco de pan par sé e par chi che i à lasòu indrio, poese vecio, malou, zenza la forza de partì. Quante anche dei nostre à dovesto fei fagoto daspò la guera par dì a ciatà dalontan, tanto lontan, n laoro par dai da magnò a la so famea?

No stason desmentease mai de cheste storie. Chi che é stade n guera à vedesto e i conta che è fazile pasà sora i limite del dirito e de I amor del prosimo. Ma i é poche oramai chi che sa liede, nti monumente ai Caduti la vera grandeza de la perdita e I vero dolor che porta le guere. I esperte ne dis che par luore la morte, la guera, se le vive come come n fato “virtuale”, lontan; I militaruto toma do, ma daspò al torna a levò su e I dogo scominzia de nuovo.

Ma la guera vera no lasa che le persone se auze de nuovo. La guera del dì de ncuoi bete mine nte I tarén e dute é costrete a scanpà o a ese senpre n perieoi de morì sul posto. Cuanche se agise con violenza, la risposta sarà autra violenza. La storia lo à dimostròu. La guera se fa tra omis, ma anche tra omis e luoghe. La nostra Mare Tera che é I nostro patrimonio, la é violentada con la sporcizia, col strapazo zenza riguardo, col sfrutamento de dute i dì, come n guera. Presto avaron la risposta a ste burte azion. A ben vede avon anche ades dei avertimente: I aga é scarsa e milioi de persone no à I aga da bée e par avela i fa guere; I aria é sporca a n segno che tante tumor i é causade da la respirazion dei polvar che la porta e se podarae fei autre zentener de esenpie.

Che avone da fei? Con sto calendario, con chesti pensier, volon dove de nuovo l Progeto del Parco n Parco da vive e da proà pai bon acordo tra i omis e la natura che sta ntorno, n Parco-laboratorio che stae ben inte chel che ne sostien. Chi che dis che i parche no sea così o i dis bausie o no i sa che che i dis. I parche, andoe che se po ncora feile, é n ocasion par dute par dì navante nte I modo giusto e costruì n mondo n tin meo. Andoe che se à fato chesto n tei respeto de la natura i é davoi a crese. Andoe che se à pensòu solo al sfrutamento par avé solde zenza tanta fadia, I paesagio é stòu ruinòu, le aghe va fora del so canal, no è pi equilìbrio tra le forme de vita naturai, nte la sozietà e così navante… Ncuói é ncora posibile remedià, ma vuese laurà dute nsieme e dacordo co n fin de coragio personal e n tin de coragio politico.

Tante auguri a dute de n bon 2003
Gruppo Promotore del Parco delle Marmarole, Antelao, Sorapiss – Parco del Cadore

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